mercoledì 28 maggio 2008

Lavori in corso!



Sto preparando una piccola pazzia.
Anzi. Mi sono decisa a pubblicare una vecchia pazzia.
Il corso di html dell'università si sta rivelando utile a qualcosa, finalmente.
Cosa ne uscirà? Mah! Non ne ho idea.
Intanto, proviamo!

martedì 27 maggio 2008

Fantasia



« Fantasia rappresenta la nostra avventura più eccitante.
Finalmente abbiamo trovato un modo per utilizzare nel cartone
animato la grande musica di tutti i tempi e l'ondata di nuove idee
che essa suscita.
»

Walt Disney






Il video della Danza Cinese

http://youtube.com/watch?v=ddTBeNv9PwQ&feature=related




La dolcezza un po' infantile di questi funghetti che ripresentano la Danza Cinese de "Lo Schiaccianoci" di Tchaikovsky è un piccolo capolavoro di animazione. Sopprattutto il piccolo Hop Low, che non riesce a stare al passo degli altri, esibendosi quindi in una divertente interpretazione personale del brano musicale.


Per riflettere come anche il serio, tradizionale, inquadrato classico possa diventare sorriso e leggerezza.

lunedì 26 maggio 2008

De la follia



Mi hanno chiamato folle;
ma non è ancora chiaro se la follia
sia o meno il grado più elevato dell'intelletto,
se la maggior parte di cio che è glorioso,
se tutto cio che è profondo non nasca
da una malattia della mente, da stati di
esaltazione
della mente a spese dell'intelletto in
generale.


Edgard Allan Poe




Follia.

Secondo Freud, è la rottura del sottile confine che separa io e super-io; il prevaricare dell'istinto sulla razionalità. Per dirla in modo nietschano, l'esplodere del dionisiaco in un mondo dominato da una realtà apollinea.

E' una chimera, la follia.

Il sogno di ogni uomo sano.



Qualunque cosa dicano di me comunemente i mortali – non ignoro, infatti, quanto la Follia sia portata per bocca anche dai più folli – tuttavia, ecco qui la prova decisiva che io, io sola, dico, ho il dono di rallegrare gli dèi e gli uomini. Non appena mi sono presentata per parlare a questa affollatissima assemblea, di colpo tutti i volti si sono illuminati di non so quale insolita ilarità; d'improvviso le vostre fronti si sono spianate e mi avete applaudito con una risata così lieta e amichevole che tutti voi qui presenti, da qualunque parte mi volga, mi sembrate ebbri del nettare misto a nepente degli dèi d'Omero, mentre prima sedevate cupi e ansiosi come se foste tornati allora dall'antro di Trofonio.


Aveva ragione Erasmo da Rotterdam. Aveva ragione che l'unica salvezza è impazzire. Perchè solo un pazzo rovescia la società, solo un pazzo ha il coraggio di gridare quello che l'ipocrisia mette a tacere.

E in fondo, anche noi siamo folli. Dei pazzi che fingono di non vedere, di non sapere, di non sentire. Ignorano la pazzia di rifiutare di esser pazzi.

Un pazzo non di preoccupa. Non lo sa.

E vive completamente.


E noi?

Noi diciamo di essere normali.

[Come se la normalità esistesse]


Noi ci barrichiamo dietro i nostri rituali quotidiani.

[La follia del ciclico ripetere]


Noi condanniamo.

[E siamo i primi a subire la condanna]


Perchè, rpobabilmente, in fondo, i veri folli siamo noi.

Che ci rifiutiamo di accettarci per quello che siamo. Che diciamo di esser colti, perchè oggigiorno non si può essere ignoranti. Perchè apprezziamo l'eccesso e lo sbaglio, perchè così è la convenzione. Perchè non vogliamo smettere di ubriacarci di pensieri fatti e finiti, comodi e veloci.


Perchè abbiamo perso l'abitudine di riflettere. E usare il nostro cervello.

E allora, davvero, siamo folli.



La sapienza puù giovarsi, seppur

indirettamente, de la follia, al fine di

rimettere in questione se stessa.


Carl G. Jung






domenica 25 maggio 2008

Coup de théâtre




Un premio giustamente meritato.
La degna, naturale conclusione
di una storia che è
un viaggio stupendo.
Crudo, relistico e viscerale;
nella mente e nello spirito.
Un cammino da gustare.

All'autrice, la mie più vive congratulazioni.

Perchè te lo meriti.



sabato 24 maggio 2008

L'ultimo eroe romantico




Non sono nessuno per giudicare;
so soltanto che ho un'antipatia innata
per i censori.

Corto Maltese




Alto un metro e ottanta già a quindici anni (si sarebbe però fermato a quella statura) bruno, con zigomi alti e labbra spesse, un anello all'orecchio sinistro, Corto Maltese aveva un'aria piratesca e romantica che piaceva a tutti. Del suo sangue anglosassone non c'era traccia fisica evidente. Tuttavia la calma, il senso dell'umorismo, l'ironia esercitata non tanto nei confronti del prossimo quanto nei propri confronti, rivelava che Corto Maltese era anche figlio della convenzione britannica. un uomo d'azione e un bravo marinaio.Sul palmo sinistro della mano ha ancora la cicatrice che indica una falsa linea della fortuna. In realtà, di fortuna ne ha avuto poca. Le cose che conquista gli sfuggono dalle mani così regolarmente che si ha il sospetto che sia proprio lui a lasciarsele sfuggire apposta. In realtà, l'unica cosa che gli importi è di recitare una parte nel mondo dell'avventura.


Per Corto Maltese eroismo non significa riuscire a vincere, farcela sempre da solo contro tutti, aver ragione del mondo e imporre le proprie leggi. Per Corto Maltese la cosa importante è minimizzare il senso di ogni vittoria e di ogni sconfitta (poche), e imporre la propria personalità; il saper rispondere a tono anche nelle situazioni estreme.


Il suo aplomb è il risultato della sua culturam del suo giorovagare per il mondo, dell'elaborazione della conoscenza, delle sofferenze vissute. Ecco la sua grandezza: Corto Maltese appare tale perchè è tale, e appare grandissimo, bello, sicuro, romantico. Una sorta di Dio o di supereroe interiore, che trasforma la debolezza in virtù, perchè questo è un mondo che comunque non dà vittorie. Poi, è il protagonista dell'attesa, degli appuntamenti mancati, delle scommesse vinte e non riscosse, degli amori rimpianti.


Dovunque vada qualcuno lo conosce o si fa riconoscere, e tutti, nemici veri o presunti e amici ne hanno un grande rispetto. E' pronto a qualsiasi avventura per curiosità o per caso, distaccato, superiore, disilluso, solo con qualche rimpianto da scrollarsi di dosso o con cui convivere. Non sarebbe possibile, altrimenti, essere fatalisti come Corto Maltese nei confronti del pericolo.

La sua è un amancanza di paura razionale, quasi filosofica, forse sovrannaturale. Esce sempre indenne da ogni pericolo con uno sforzo relativo, quasi per troppa sicurezza.


Forse è solo un'idea, un fantasma che si aggira per il mondo; forse il suo giovane corpo nasconde l'anima di un uomo che ha vissuto troppo per sorprendersi o per provare timore. Ma per quanto etereo e disilluso, Corto Maltese è sempre stato guidato dalla sua voglia di giocare e farsi guidare dal caso, alla ricerca dell'oblio e di se stesso, per vivere la propria integrità di uomo libero di fronte alle rovine del mondo.


«Corto Maltese non morirà…» - ha dichiarato una volta Hugo Pratt - «…Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, non c'è posto per un tipo come lui.»

Di lui rimane l'immagine sfumata di un acquarello, la naturalezza con cui passa attraverso più piani spaziali con disinvoltura e noncuranza: dalle distese infinite degli oceani e delle foreste tropicali ai ghiacci eterni del Nord e delle vette impraticabili; fra la relatà spesso brutale e storica e l'onirico, il mondo mistico e leggendario: la chiave di fuga verso il fantastico mondo dell'avventura e del trascendente, dell'incomprensibile.




All'orizzonte di quell'oceano

ci sarebbe stata sempre un'altra isola,

per ripararsi durante un tifone,

o per riposare e amare.

Quell'orizzonte aperto sarebbe stato

sempre lí, un invito ad andare .


Hugo Pratt

venerdì 23 maggio 2008

Nel sole

Sdraiati nel vento.
Sentiamo parole.
Sussurri di vetro.

E dietro c'è il vuoto.

Apri le braccia e lasciati andare.
Sprofonda nel cielo.
Sali nel mare.

Ricorda la paura




[lui agitò le braccia spoglie,
ma privo d'ali com'era, non fece più presa sull'aria
e, mentre a gran voce invocava il padre, la sua bocca
fu inghiottita dalle acque azzurre]

Ovidio, Metamorfosi VIII




 

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