Lo studio: strumento per costruire la propria libertà,
educazione
dell'ingegno e della creatività al lavoro,
ma soprattutto occasione
privilegiata di capire la vita.
Enrico Palandri
Un errore può accadere.
Una parola che salta; un accento dimenticato; un numero scritto male. Nessuno ci presta veramente attenzione. Si strizzano gli occhi, si arriccia il naso; una scrollata di spalle e si va avanti. Archiviato. Fra i ricordi un po' amari un po' divertenti. Fra quei pensieri da rievocare dopo anni. Magari davanti ad una pizza, con qualche ruga che una volta non sapevi cosa fossero e la voce roca dal fumo di troppe sigarette.
Ricordi, appunto.
Un errore ci può stare. Nessuno è perfetto, nemmeno i computer (tanto più che siamo noi a digitare). E' già accaduto, in passato. E. probabilmente, accadrà ancora. Nulla di sconvolgente. Nulla di anormale.
Ma quando l'errore non è semplice svista, meglio è una di quelle sviste che si possono tranquillamente definire, senza timore di esagerare, "madornali"? Ci si arrabbia, certo. Ci si sente presi in giro.
Ma ancora si può accettare. Si può...sopportare. Ci si rifà; c'è la seconda possibilità, il muro da scavalcare.
Se però, alla fine, in quella busta chiusa, sigillata, c'è un foglio pieno di strafalcioni, di mancanze, di distrazione, la rabbia non ha neanche più senso. C'è amarezza, delusione, sconfroto.
Maturità 2008.
Prima tema: Italiano.
Per rompere un po' il ghiaccio. Prendersela con Internet che ha gettonato la prosa, che ha sbandierato Svevo e Pirandello dopo quattro anni di poesia non serve a molto. Sono semplici pronostici. Ci si diverte a provare a indovinare. Come quando si va all'ippodromo e si prova a capire quale cavallo taglierà per primo il traguardo. Puoi non aver puntato nulla, ma ti piace provarci lo stesso. ti piace accendere l'adrenalina della sfida.
Montale. Va bene. Può andare. Programma dell'ultimo anno; seconda volta in cinque anni (maturità 2004, cinque includendo quella in corso N.d.R), ma anche Dante si è ripetuto due volte con intervallo di un solo anno. Sì: va bene.
Poesia: da Ossi di seppia, prima raccolta. Bene: quella che, forse, viene maggiormente affrontata, sviscerata. Eppure, si è rivelata una trappola. Una stupenda trappola, forse inconsapevole, che sembrerebbe una barzelletta se non fosse la tragica, sconcertante verità.
Tralasciando l'errore disdicevole e da matita blu contenuto nella breve nota bibliografica (Montale ha avuto un iniziale periodo influenzato dall'ermetismo?), la poesia, di per sè ricchissima di bellissimi spunti, si vede affiancare una serie di domande interpretative che dire imbarazzanti è riduttivo. E i ragazzi si lanciano in pindariche prove di identificazione di elementi che lascino intravvedere eteree donne-angeliche, supportano tesi di salvezza e consolazione di figure evanescenti che si vedono rivolte aggettivi al maschile (sempre considerando che davvero si possa parlare di consolazione nella poesia di Ossi di seppia, almeno della stessa consolazione che traspare con l'avvento delle donne angeliche di dantesca memoria), rincorrono simboli e figure di cui sono chiamati a ricercare il significato.
Dov'è l'errore? Ma semplicemente nelle domande poste. Per il fatto, banale, che la poesia proposta è una delle poche, se non l'unica, che Montale dedichi ad un uomo! Ma naturalmente, la dedica, sempre ben presente nelle edizioni per precisa volontà dell'autore (A K., dal cognome di Boris Kniaseff, ballerino russo incontrato da Montale e dedicatario della poesia), è stata omessa per gentile concessione. Meglio sorvolare sulla pietosa assenza di rispetto per il testo.
Nulla di sconvolgente, drammatico o con valenze ambigue che avrebbero potuto far storcere il naso a qualche puritano. Semplicemente, Montale fra le tante immagini della sua prima poetica che potevo costituire l'anello che non tiene, ha inserito, riconosciuto meglio, la danza. E un ballerino, il dedicatario della poesia appunto.
Forse si poteva parlare di salvezza, ma certamente non di Clizie, Volpi o altre donne angeliche imperversanti nel testo proposto e del loro ruolo consolatorio.
Primo errore, quindi. Perchè definire svista alcune gaffe che un conoscitore medio di Montale dovrebbe sapere è un'offesa all'autore.
E se non bastasse, basta scorrere un altro po' i titoli per ricaderci. Nulla di così catastrofico, questa volta, certo, ma pur sempre un errore. Il Galata morente del tema artistico letterario è una copia romana di un originale ellenistico, probabilmente in bronzo, non una statua romana. Va bene: una sottigliezza, una pignoleria. Ma non si richiede sempre la precisione, l'attenzione ai ragazzi?
Giovedì 19 Giugno
Seconda prova: tema di greco (posso parlare di questo per conoscenza della lingua)
Luciano. Codice etico per lo storico, paragrafo 41.
Si inizia. Tempo: quattro ore.
E già si trova il primo errore: mancano tre parole. Va bene. Già capitato (maturità 2004; la versione era di Platone). Procedere. Altro errore: un "ti" perso per strada. E poi spiriti che fanno gli spiritosi con capriole fastidiose; accenti che saltano e...
Si continua.Totale: sei errori accertati (un settimo passiamolo sotto silenzio, come sbavatura della fotocopia; anche perchè un punto in alto, lì, proprio non avrebbe avuto senso).
Risultato? Ragazzi costretti a rendere e riprendere in mano la traduzione, e conseguente crisi da traduttore in una sede che non è proprio quella indicata per farsi cogliere da dubbi e problemi esistenziali sulla qualità della propria preparazione.
L'ispettrice è stata rimossa dal suo incarico; e il ministro dell'istruzione ha nominato il sostituto. un provvedimento che andava preso, ma che ha il sapore della classica toppa riparatrice. Per salvare, se non la dignità, almeno le apparenze.
Perchè su quelle prove, gli ispettori, ci dovrebbero lavorare da Gennaio. E se un qui pro quo è passabile; se una parola saltata o uno spirito che si è volatilizzato sono inconvenienti accettabili, non resta molto da commentare su cadute simili. Specialmente in virtù del fatto che un esame di maturità non si improvvisa dall'oggi al domani.
E non tanto per la magra figura fatta dai responsabili, quanto piuttosto per semplice rispetto. Verso ragazzi che devono affrontare la prima vera prova seria della vita scolastica; verso persone che si sono sentiti ripetere per cinque anni regole, critiche, esortazioni alla precisione e all'attenzione, e si ritrovano defraudati della dignità della serietà.
Errori se ne possono fare. Se ne continueranno a fare. Ma questi errori, concentrati in una sola maturità, in numero così elevato, lasciano molto da pensare.
Sull'esempio che viene dato, che ci viene dato.
Perchè saranno anche i diciannovenni a dover affrontare quegli scritti, ma ogni anno, in quei quattro giorni, siamo anche noi a rifare la maturità, a riaffrontare una prova. Più o meno consapevolmente. Ma se questi sono i risultati...Non c'è nemmeno la rabbia o la delusione. Solo una stanca rassegnazione.
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Perdonate lo sfogo e il ritardo nel farlo, ma mi sono decisa solo adesso. All'ultimo.
Perchè fino all'ultimo non volevo crederci. Non potevo crederci.
Mi scuso anche per aver riferito solo, nella seconda prova, del tema di greco, ben sapendo dai telegiornali della presenza di altre perle in ulteriori prove. Non avendo, soprattutto per inglese, la possibilità di verificare direttamente, lascio a voi la riflessione.
Perchè è solo questo che volevo, vorrei, proporre. Una riflessione.
Su quello che si chiede, che si pretende, e come poi, in un attimo, ci si possa sentire presi in giro.
Alla vostra cortesia