sabato 24 maggio 2008

L'ultimo eroe romantico




Non sono nessuno per giudicare;
so soltanto che ho un'antipatia innata
per i censori.

Corto Maltese




Alto un metro e ottanta già a quindici anni (si sarebbe però fermato a quella statura) bruno, con zigomi alti e labbra spesse, un anello all'orecchio sinistro, Corto Maltese aveva un'aria piratesca e romantica che piaceva a tutti. Del suo sangue anglosassone non c'era traccia fisica evidente. Tuttavia la calma, il senso dell'umorismo, l'ironia esercitata non tanto nei confronti del prossimo quanto nei propri confronti, rivelava che Corto Maltese era anche figlio della convenzione britannica. un uomo d'azione e un bravo marinaio.Sul palmo sinistro della mano ha ancora la cicatrice che indica una falsa linea della fortuna. In realtà, di fortuna ne ha avuto poca. Le cose che conquista gli sfuggono dalle mani così regolarmente che si ha il sospetto che sia proprio lui a lasciarsele sfuggire apposta. In realtà, l'unica cosa che gli importi è di recitare una parte nel mondo dell'avventura.


Per Corto Maltese eroismo non significa riuscire a vincere, farcela sempre da solo contro tutti, aver ragione del mondo e imporre le proprie leggi. Per Corto Maltese la cosa importante è minimizzare il senso di ogni vittoria e di ogni sconfitta (poche), e imporre la propria personalità; il saper rispondere a tono anche nelle situazioni estreme.


Il suo aplomb è il risultato della sua culturam del suo giorovagare per il mondo, dell'elaborazione della conoscenza, delle sofferenze vissute. Ecco la sua grandezza: Corto Maltese appare tale perchè è tale, e appare grandissimo, bello, sicuro, romantico. Una sorta di Dio o di supereroe interiore, che trasforma la debolezza in virtù, perchè questo è un mondo che comunque non dà vittorie. Poi, è il protagonista dell'attesa, degli appuntamenti mancati, delle scommesse vinte e non riscosse, degli amori rimpianti.


Dovunque vada qualcuno lo conosce o si fa riconoscere, e tutti, nemici veri o presunti e amici ne hanno un grande rispetto. E' pronto a qualsiasi avventura per curiosità o per caso, distaccato, superiore, disilluso, solo con qualche rimpianto da scrollarsi di dosso o con cui convivere. Non sarebbe possibile, altrimenti, essere fatalisti come Corto Maltese nei confronti del pericolo.

La sua è un amancanza di paura razionale, quasi filosofica, forse sovrannaturale. Esce sempre indenne da ogni pericolo con uno sforzo relativo, quasi per troppa sicurezza.


Forse è solo un'idea, un fantasma che si aggira per il mondo; forse il suo giovane corpo nasconde l'anima di un uomo che ha vissuto troppo per sorprendersi o per provare timore. Ma per quanto etereo e disilluso, Corto Maltese è sempre stato guidato dalla sua voglia di giocare e farsi guidare dal caso, alla ricerca dell'oblio e di se stesso, per vivere la propria integrità di uomo libero di fronte alle rovine del mondo.


«Corto Maltese non morirà…» - ha dichiarato una volta Hugo Pratt - «…Corto Maltese se ne andrà perché in un mondo dove tutto è elettronica, è calcolato, tutto è industrializzato, non c'è posto per un tipo come lui.»

Di lui rimane l'immagine sfumata di un acquarello, la naturalezza con cui passa attraverso più piani spaziali con disinvoltura e noncuranza: dalle distese infinite degli oceani e delle foreste tropicali ai ghiacci eterni del Nord e delle vette impraticabili; fra la relatà spesso brutale e storica e l'onirico, il mondo mistico e leggendario: la chiave di fuga verso il fantastico mondo dell'avventura e del trascendente, dell'incomprensibile.




All'orizzonte di quell'oceano

ci sarebbe stata sempre un'altra isola,

per ripararsi durante un tifone,

o per riposare e amare.

Quell'orizzonte aperto sarebbe stato

sempre lí, un invito ad andare .


Hugo Pratt

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