lunedì 11 agosto 2008

Rassegna estate

[qualsiasi allusione è scherzosamente voluta]



C'è uno striscione bianco con una scritta rossa, verso Caldonazzo.

Estate campeggia a lettere sgargianti. Ci sono anche altre parole (festa di, concerto per, incontro di...e similia) che non ho letto. Un po' perhcè più piccole; un po' perchè è stata quella parola a catturarmi.


Estate.

Cosa vuol dire estate?

Mia sorella che ripesca la chitarra (e le corde sono sei! Non cinque, come sostengo io senza capirci niente. Il pianoforte, del resto, ne ha di più), le candele e noi che stoniamo (io!) fino a sera tarda. Il cielo bello terso per tutti i mesi e adesso, che è il periodo migliore delle stelle cadenti, mentre mi armo di telescopio e dò il via alla grande pulizia di filtri, adattotori e lenti, la notte si fa buia buia e piena di nuvole. Pazienza, allora. E' bello lo stesso.

Stendersi alle undici sul poggiolo, in camicia da notte, e senire sotto la pelle il caldo della ceramica. Andare in giro per casa a piedi nudi (tanto il raffreddore, se vuole, lo prendo lo stesso), rischiare di scivolare sulle scale e ritrovarmi a fare l'equilibrista a ben due millimetri da terra, sospesa sopra un baratro che è la stradina grigia girgia di sera percorsa sul filo dell'ombra di un cancello.

E rincorrere sotto i lampioni la mia ombra che si avvicina e si allontana, pestando per bene i piedi a terra quasi mi aspettassi di sentire male. E sentirmi sciocca mentre lo faccio e dire che, in fondo, non me ne importa niente. E anche Adriano Meis (al secolo il caro Fu Mattia Pascal) per una sera può finire nel ripostiglio dei miei pensieri, e restarsene lì con la mia abitudine a letterariezzare quasi ogni cosa.

Uscire alle dieci e pensare alla passeggiata, alla strda da fare, e ignorare i libri che si ammucciano e che, in inverno, alle dieci, inzia il terzo turno di studio, quello serale.

Passeggiare per il paese (rigorosamente deserto) e bere una bella cioccolata calda fumante. Perchè se io non bevo una bella cioccolata calda sotto il castello, d'estate, non credo di aver fatto vacanza^^

E approfittare di due minuti per un esteneuante torneo di ping pong fatto di niente e poi scoprire che ancora mi diverto a riesumare le Barbie e a giocarci come quando aveva sei anni. E Tucidide può occhieggiare finchè vuole dallo scaffale: uno squadrone di opliti lo posso comunque creare, fra Ken e similia.

E senitire la pelle del divano sulla pelle e ricordarmi di fare piano ad alzarmi se mi addormento in soggiorno, perchè incombe sempre minacciosa, dall'alto, la mia personale e moderna versione della spada di damoclea memoria: la finestra.


La mia estate non è nulla di particolare.

Non è viaggi, pazzie e storie da raccontare.

Ma mi va bene lo stesso.

Perchè posso fingere di non avere vent'anni. E di tornare bambina











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