lunedì 14 luglio 2008

Memorie di una geisha

A me diceva che ero come l'acqua,
l'acqua si scava la strada
attravverso la pietra,
e quando è intrappolata,
l'acqua si crea un nuovo
varco.



Paraventi di riso; cipria bianca; labbra rosse. E kanzashi fluttuanti, kimono ricercati e complessi. Arte e grazie anei movimenti. L'ombra fuggevole di un mondo che, della perfezione inafferrabile, ha fatto la sua arte, la sua essenza.

Memorie di una geisha ripercorre fra luci e ombre, soprattutto nel gioco cromatico, nei contrati ora accesi che sfumano in tinte pastello, la vita di una delle più belle geisha: Sayuri Nitta. Il piccolo giglio.


Il passaggio dal mondo nascosto alla devastazione della guerra. La sottile differenza che è l'orgoglio di una geisha; quello che la distingue da una prostituta. L'abbrendistato lento e paziente; la raffinatezza di un arte che non è ventida di corpo, ma di movenze, di sottile gioco di seduzione, di abilità tranquilla e sorridente di offendere e conversare.


Il Giappone di inizio secolo negli occhi occidentali. E può sorprendere il fatto che la lettura sia abbastanza verisimile. Che, anzi, dia per scontate varie cose, lasciandole intuire. Sbattendo in faccia significati e simboli che possono gettare nella confusione, che possono passare sotto silenzio. Inosservati.

Incapiti.

I kimono che cadono sulla schiena. Il bianco di una youki-onna sotto i riflettori. Il trucco e i gesti improvvisamente rapidi, vorticosi che spaizzano contro il rosso centellinato della coreogrfia precedente. Parole che scivolano alle orecchie; altra lingua, altri significati.

Altra mente.

Una mente che non si può pretendere di capire; di invadere.

Giudicare dal punti di vista morale, di una morale nostra, è sbagliato. Toglie. Taglia. Smarrisce.


Peccato forse per la velocità della vita; peccato per il finale tronco rispetto al libro. Ma forse è meglio così. Rimane una sotria, una memoria che assomiglia ad una fiaba. Un scolorare nella memoria; fragile e indefinito come il mondo cui appartiene una geisha.




Lei si dipinge il viso per nascondere il viso,

i suoi occhi sono acqua profonda.

Non è per una geisha desiderare,

non è per una geisha provare sentimenti.

La geisha è un’artista del mondo che fluttua;

danza, canta, vi intrattiene, tutto quello che volete.

Il resto è ombra.

Il resto è segreto.




2 commenti:

celina ha detto...

Ebbene può sembrare strano, ma anch'io ho visto questo film, ma ahimè non ho letto il libro. Però l'ho trovavo molto bello ed istruttivo perlandoci di un mondo diverso, quello delle geishe. molti commettono degli errori definendole delle prostitute, invece loro sono delle dame dette all'arte della seduzione...utilizzando lo sguardo, la voce, le movenze del corpo e molte altre cose ^^. Bel post e poi ieri sera su Rai Tre parlavano proprio del Giappone, ed infine hanno fatto vedere una geisha...com'era bella...
Un bacione e a presto.

Avalon ha detto...

Perchè strano? E' davvero un bellissimo film. E mi ha fatto venir voglia di leggere il libro (Tempo. Tempo. Perchè continui a fuggirmi?).

E' vero. l'errore più comune è confondere la geisha con la orian o la yotaka. Sto raccogliendo infrmazioni qua e là. vorrei postare su Hanazakari no mori qualcosa, sulle geisha prima o poi. Intanto, ho inziato con una specie di chiarimento introduttivo. Poi vedremo^^

Grazie mille per il commento

A presto

 

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