sabato 5 luglio 2008

Opera d'arte (?)

Sabato.
Non succede quasi mai nulla, di sabato.
Ho aperto Efp quasi per noia. E ho scoperto il nuovo capitolo di Shashee. Ormai ne sono convinta: una storia che delizia. Un sorbetto al limone.
Questa notte ci penserò su, e domani cercherò di scrivere il commento.
Assime all'altro.
Cavoli. Cavoli.
La storia di Laurie è troppo bella per sminuirla così.
Uffa!!!

Comunque.
Trento di notte è bella.
Luminosa. Con il cielo di una sola tinta e la foschia (inesistente) attorno alle montagne. Inquinamento luminoso. Non c'è nemmeno una stella.
In compenso, in Piazza Duomo, è pieno di lavatrici.
Sopra a dove passava la roggia. E se chiudi gli occhi e prendi un bel respiro, la senti ancora.
C'è l'acqua sotto quella astra di marmo (o è porfido?).
L'acqua che corre verso l'Adige.
L'acqua degli annegati, dei panni lasciati a mollo con la cenere calda e l'aceto, e di quelle lavatrici.

Un'opera d'arte.
Recita il foglio, quatidiano, appeso sul coperchio.
Non ho ben capito cosa voglia rappresentare. Certo. Ho letto la spiegazione.
E continuo a non capire.
Un tuffo (restiamo nel campo liquido, và) nel passato? Una crociata ecologista?
Un modo come un altro per attirare l'attenzione?

Mah!
Resta il fatto che mi sono dviertita a osservare formichine bipedi affacendarsi attorno alle lavatrici di Piazza Duomo.
E il Nettuno sorride sornione.
Che si faccia beffa della nostra piccolezza?










Nel campo mezzo grigio e mezzo nero
resta un aratro senza buoi che pare
dimenticato, tra il vapor leggero.


E cadenzato dalla gora viene
lo sciabordare delle lavandare
con tonfi spessi e lunghe cantilene.


Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese!
Quando partisti, come son rimasta!
Come l’aratro in mezzo alla maggese.
Pascoli Giovanni, Lavandare, in Myricae

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